Trascolorai giù. Trangugiando chiaroscuri apparenti e zigzagando ritratta, confusa sulle mille ginocchia, girovagando, ansimando, quasi potessero sentirmi, attraverso i sottosuoli amaranti di sgabelli oscillanti. Traslocai oltre i grigi, fottendomi il cervello di pene equivocate dal mio accento bassi sonante che dalla coda dell'occhio scorgevo. Con la mente in affitto e le mie improbabili illusioni, marcì gli elettrici sguardi in fila verticale, traslai nel folle obliquo e vacuo vuoto dell'incertezza, accartocciata nell'emigrazione di un'ipotetica e dubbia morte della lingua, mi arresi. Come un flacone crepito che sgocciola negli an